Come il miele con le api (1 di 3)
Ma forse tutto inizia con un unico particolare. Forse sono le lunghe dita che stringono lo stelo di un calice da vino vuoto, appoggiato con grazia sul bancone.
Forse le unghie sono corte, ma curate, coperte da una lacca trasparente. Nonostante la musica e nonostante tutta quella gente che chiacchiera, sorprendentemente riesci a sentire il suono del metallo dei bracciali che sbattono l'un l'altro, correndo lungo l'avambraccio nudo, oltre il polso sottile e finendo contro il metacarpo della mano che ancora tiene il calice. Una spallina del vestito cade sulla pelle chiara del braccio, lasciando nuda una spalla ossuta. I capelli, lunghi e scuri, fanno da cornice ad un ovale perfetto in cui i tratti delicati non riescono a competere con le richieste di attenzione degli occhi blu.
Non celesti.
Non azzurri.
Blu!
O sky blue, come deve esserci scritto sulla scatola delle lenti a contatto.
Quell'incrocio di sguardi dura un attimo, ma prima di perderla riesci a dire:
"Ne prendi un altro?"
E il tuo sguardo corre indietro, sul suo collo, la sua spalla, il braccio e giù fino al polso la mano e le dita sottili che fino a pochi secondi prima stringevano il bicchiere che se ne sta anonimo sul bancone.
Forse le unghie sono corte, ma curate, coperte da una lacca trasparente. Nonostante la musica e nonostante tutta quella gente che chiacchiera, sorprendentemente riesci a sentire il suono del metallo dei bracciali che sbattono l'un l'altro, correndo lungo l'avambraccio nudo, oltre il polso sottile e finendo contro il metacarpo della mano che ancora tiene il calice. Una spallina del vestito cade sulla pelle chiara del braccio, lasciando nuda una spalla ossuta. I capelli, lunghi e scuri, fanno da cornice ad un ovale perfetto in cui i tratti delicati non riescono a competere con le richieste di attenzione degli occhi blu.
Non celesti.
Non azzurri.
Blu!
O sky blue, come deve esserci scritto sulla scatola delle lenti a contatto.
Quell'incrocio di sguardi dura un attimo, ma prima di perderla riesci a dire:
"Ne prendi un altro?"
E il tuo sguardo corre indietro, sul suo collo, la sua spalla, il braccio e giù fino al polso la mano e le dita sottili che fino a pochi secondi prima stringevano il bicchiere che se ne sta anonimo sul bancone.

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