Da questo blog e' stata tratta una storia vera

28.1.07

Moelleux al cioccolato (1 di 3)

"E' un tortino al cioccolato con un cuore di cioccolato liquido e caldo. Lo serviamo con un po' di panna montata".
Stai studiando la cameriera mentre presenta la lista dei dolci, e ti chiedi perché, in un locale, le ragazze più belle sono sempre quelle che ci lavorano. La interrompi mentre nomina la crema catalana, o forse la torta di mele.
"Io prendo il moelleux, e tu?" chiedi alla ragazza con cui stai cenando.
L'hai conosciuto mentre lavorava dietro al bancone di un bar in cui ti hanno portato la settimana precedente, inutile dire che era la più bella. Eppure non ti sembra nulla in particolare adesso che è a confronto con la cameriera.
"No, io non prendo il dolce... Però il moelleux mi incuriosisce.. Puoi portare due cucchiaini?" Poi, rivolta a te: "Se non ti dispiace..." Sorride, sa che non ti dispiace affatto.
Di norma è preferibile non invitare una ragazza a cena, se si tratta di un primo appuntamento: meglio qualcosa di più informale, magari un aperitivo.
Seduti a mangiare uno di fronte all'altra, si potrebbe scoprire di non avere nulla di cui parlare, imbarazzati per il silenzio che si leva dal vostro tavolo.
"Per il moelleux però ci vorrà un po' di tempo, però..." risponde la cameriera.
Con lei è andata diversamente, si è creata subito una certa empatia. Per tutta la durata della cena, ti ha parlato del progetto che sta realizzando, del lavoro part-time a cui è costretta, dell'appartamento in condivisione. Tu le hai fatto domande, invitandola a parlare ancora, non perché facesse piacere a lei, ma perché davvero interessato a conoscerla più a fondo.
"Va bene... Intanto ci puoi portare due bicchieri di passito?"
Senza farti notare dalla tua compagna, guardi il culo della cameriera, mentre si allontana. Chissà, forse dovresti invitare la cameriera al bar dove lavora la ragazza con cui sei uscito stasera, e vedere chi ti appare più carina.

22.1.07

La piramide alimentare

Se leggi un po' di resoconti sugli attacchi di squali, quello che accomuna tutti i racconti di chi ne è sopravvissuto, è che non ha capito immediatamente cosa stesse succedendo, o cosa era già successo: molti parlano di aver avvertito un bruciore, o un formicolio, credendo all'inizio di essere entrati a contatto con una medusa; ma quando hanno controllato, hanno trovato una profonda ferita semicircolare che prendeva tutta la coscia. Altri invece non si sono accorti proprio di nulla, tranne notare che l'acqua attorno a loro era color sangue: si guardano le gambe, e scoprono che una è stata amputata di netto appena sotto il ginocchio. Ovviamente non si può credere che tutto questo sia dovuto all'effetto anestetizzante dell'acqua fredda, non solo per il fatto che molti di questi casi sono avvenuti nei caldi mari caraibici, ma anche perché il corpo diventa insensibile a una ferita grave solo a temperature prossime allo zero.
Quello che succede, forse, è che il cervello non registra affatto gli stimoli del dolore perché non può accettare di essere preda, non riesce a concepire il fatto di venir mangiato vivo.

15.1.07

Come il miele con le api (3 di 3)

"Vieni, ti voglio presentarti ai miei amici".
Sguscia tra le persone accalcate di fronte al bancone che aspettano di fare la propria ordinazione con una banconota in mano. Tu, aggrappato alla sua mano, cercando di non perderla, ti assicuri di dare una spallata al ragazzino ubriaco che tanto ti aveva infastidito mentre prendevi da bere. Lontano dalla zona del bar non c'è poi tanta ressa e lei, sicura che la seguirai, ti lasci la mano e si avvicina spedita a un gruppo di cinque ragazzi che se ne stanno in circolo, in piedi, senza dirsi una parola, ognuno con lo sguardo dentro al proprio bicchiere, come se lì dentro potessero trovare qualche spunto di conversazione.
"Eccomi", dice loro "lui è..."
Si gira verso di te, ride, si rende conto solo in quel momento che neppure voi due avete ancora fatto le presentazioni.
Fai un cenno di saluto al gruppo con un sorriso di circostanza. Pronunci un "ciaopiacerediconoscervi" molto stirato. Il tizio più vicino a te fa per porgerti la mano; tu fingi di non notare il suo gesto, ignorandolo.
Lei parla: lavora come ingegnere ambientale, disegna giardini per gente ricca, è un lavoro che le piace, vorrebbe trasferirsi a Londra, o magari a Lisbona.
Lisbona è strana, risponde uno del gruppo. C'è la statua del Cristo di Rio e il Ponte di Brooklyn.
"Il Golden Gates di San Francisco, vorrai dire..." lo corregge il tizio a cui avevi negato il saluto. Quell'altro lo guarda un momento, spazientito.
"Ma cosa dite?! A Lisbona c'è quel ponte, quello lungo lungo", interviene un altro ancora.
A guardarli sono abbastanza buffi, tutti impettiti e tutti impegnati a far vorticare il vino nei propri bicchieri: una classe di chimica che sta facendo esperimenti miscelando liquidi in provetta. Anche lei muove il suo polso per far roteare il bicchiere, dandosi un certo tono. Stupida, i vini bianchi non hanno bisogno di arieggiare.
Ovviamente, eviti di farglielo notare. Invece, ti avvicini a lei e dici:
"Sei come il miele con le api".
Voleva essere un complimento, ma lei ti guarda duramente. Come se tu pensassi che lei goda ad avere le attenzioni di tutti noi, come se le piacesse che litighiamo per lei, come se lei già sapesse che non ci sarà nessun vincitore. Come se tu fossi tanto sveglio da capirlo.

6.1.07

Si e' quel che si mangia

Se da qui vai a "escrementi in terra", a un certo punto si vede Gianni Morandi che si lecca i baffi.

5.1.07

Come il miele con le api (2 di 3)

"Ne prendi un altro?"
Prima di darti una risposta, studia il bicchiere che ha appena svuotato, lasciato sul bancone.
"In realtà mi ero detta che questa sera non dovevo bere, ma... Perché no?"
"Che vino stavi bevendo?"
"Non so... Un bianco..."
Il barman è proprio di fronte a voi, intento a preparare un cocktail a un ragazzino mezzo sbronzo che non si rende neppure conto di alzare troppo la voce mentre parla con i suoi amici, men che meno si rende conto che tu rispondi con gomitate ogni volta che, spinto dalla calca, ti finisce addosso.
"Appena hai tempo, mi fai uno Chardonnay e un bicchiere di porto?"
"Che porto vuoi?"
"Un tawny", dici quasi scocciato per la domanda. Bastardo, un Sandeman da tre euro a bicchiere sarebbe andato benissimo.
Quando avete i vostri calici in mano, con la coppa enorme per lei, piccola e sferica per te, fate toccare i vetri, sorridete e bevete un sorso, senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi dell'altro. E' questo il momento in cui potrebbe ringraziarti e andarsene, forse ad un tavolo con delle amiche, forse dal proprio fidanzato, a vantarsi di aver trovato nuovamente qualcuno che le ha offerto da bere.
Per fortuna tua, invece, non si muove. Al contrario, si mette a fissare con insistenza il tuo bicchiere di porto.
"Non l'avevo mai visto così chiaro, sembra annacquato... E' buono?"
"Assaggialo", le dici.
Appoggia il suo bicchiere al bancone, prende il tuo con entrambe le mani, e se lo porta alla bocca come se si trattasse di una tisana calda. Ne beve un sorso, ti guarda, ne beve un altro. Sorride. Ti rende il bicchiere:
"Mmm, che buono!"
Ridi. E' uno dei pochi vini in cui vale il detto della botte piccola. In generale i vini invecchiano meglio nelle botti grandi, ma questo porto viene fatto invecchiare in botti piccole, in modo che sia maggiormente a contatto con il legno, prendendo un sapore di frutta secca, forse di mandorla.
"Vieni, ti voglio presentare ai miei amici".
Ehi, quali amici?!
Si volta e inizia a farsi strada nel bar pieno, ma è attenta a stringere la tua mano tra le sue lunghe dita, per trascintarti con sé. E la lasci fare.