Da questo blog e' stata tratta una storia vera

21.2.07

Statale 248

Le minuscole perle di pioggia sul parabrezza riflettono il bianco dei fari delle automobili e tutti i colori delle insegne al neon: il rosso, il verde, il giallo e il blu con cui i centri commerciali e i grandi magazzini si affacciano ai due lati della larga e dritta strada statale che stai percorrendo. A intervallare questi paradisi dello shopping familiare, enormi magazzini offrono di tutto, tutti altamente specializzati. Spaccio della Scarpa, Casa del Camice o l'anglosassone Jeans Factory Outlet; Martino il Re del Pneumatico, Non Solo Camino a Legna; neppure il fornaio ed il pasticciere hanno resistito al gigantismo, e così incroci capannoni su cui le scritte luminose sei metri per due promettono Il Pane di una Volta oppure Bigné... E Non Solo!
Guidi oltre il limite di velocità, nonostante la possibilità di incappare in qualche autovelox, nonostante la strada bagnata e nonostante la scarsa visibilità dovuta a una pioggia impalpabile e tanto leggera da non costringerti ad azionare i tergicristalli.
I posteggi dei centri commerciali sono vuoti; solo quando superi l'insegna Gianni Ristorante Pizzeria Americanbar puoi vedere qualcosa come un centinaio di automobili parcheggiate di fronte a una cascina ristrutturata. Anche la ristorazione sembra essere all'ingrosso, in questa piatta monotona pianura.
All'interno dell'abitacolo fa caldo. Fuori, fuori ci saranno si e no un paio di gradi sopra lo zero. Lei, lei era infreddolita quando vi siete salutati. Infreddolita e imbronciata, ma soprattutto sorpresa che te ne andassi via all'improvviso, come all'improvviso eri arrivato.
Dopo molti chilometri ti accorgi di non aver oltrepassato nessun centro abitato. Di tanto in tanto, ad un incrocio col semaforo lampeggiante, cartelli stradali indicano di svoltare per raggiungere paesi e piccoli borghi, ma dalla statale non riesci a scorgerne neppure una luce.
Credeva che te ne stessi andando a causa del posto dove viveva, a causa di quella provincia dove era intrappolata. Credeva che nonostante la sua presenza tu ti stessi annoiando. Credeva che stessi scappando da tutto questo. Credeva che stessi scappando da lei.

13.2.07

Moelleux al cioccolato (3 di 3)

La cameriera fa planare il moelleux al cioccolato, con due cucchiaini, al centro del tavolo.
"Che meraviglia!", esclama la tua compagna.
"Attenzione, l'interno è molto caldo", dice la cameriera. La tua compagna le sorride e la guarda andarsene, prima di agguantare un cucchiaino e chiederti "Ti dispiace?". E si tuffa nel dolce al cioccolato.
Ha ancora la bocca piena quando dice: "E' carina, no?"
"Scusami?"
"La ragazza che serve ai tavoli, dico, è carina."
Non sai bene cosa risponderle. Non sai bene perché ne voglia parlare.
"Beh sì, è molto carina..." Poi ti correggi: "Magari è solo l'abbronzatura, deve essersi fatta una settimana bianca o qualcosa del genere... Chissà dove ha trovato la neve..."
Sorride. Un sorriso furbo che imparerai a conoscere.
"Cosa c'è?" Sorridi a tua volta.
"No niente... Pensavo all'abbronzatura..."
Ti guarda, aspetta che tu le chiedi di andare avanti.
"L'abbronzatura?" la incalzi.
Si porta avanti sulla sedia, tu fai lo stesso, come se foste allo specchio.
"Ma sì, l'abbronzatura... Non ti sei mai chiesto perché ci piace di più la gente abbronzata?"
"Mmmm, non so... L'abbronzatura disegna gli zigomi? Risalta gli occhi?"
"No, non è questo..."
"La gente pallida sembra malata!"
"Beh, fuochino... Ma allora perché fino a qualche tempo fa i canoni di bellezza volevano la gente pallida?"
La domanda è retorica, perché tutti sanno fin dalle elementari che i reali francesi si impomatavano per apparire quanto più pallidi, più belli, possibile, in modo da distinguersi dal popolo costretto a lavorare i campi abbronzandosi sotto il sole. Ti è sempre sembrato così assurdo che un fattore come la ricchezza potesse delineare i canoni della bellezza fino a quel modo.
"Perché, adesso non è più così?" ti chiede.
Aggrotti la fronte, aspetti che continui.
"Non è che forse, al giorno d'oggi, come allora, abbiamo interiorizzato un dato sociale a tal punto che non ci rendiamo conto che la gente abbronzata ci piace proprio perché, come un tempo i pallidi, sono abbastanza ricchi da non dover lavorare? Abbastanza ricchi da potersi permettere la vacanza al mare, la settimana bianca, o anche solo qualche seduta UV..."
Si ferma, divide in due quello che rimane del tuo moelleux, si prende la parte più piccola.
"L'hai detto tu, la gente pallida sembra malata, ma più in generale, l'abbronzatura è sinonimo di benessere".
Non l'avevi mai vista così. E ti viene da chiedere perché lei ti piaccia tanto, se non è tanto per lei, ma per qualche consuetudine sociale inculcata nella tua mente.
Ma lei ti guarda.
Ti sorride.
Ti dice:
"Andiamo a casa?"

7.2.07

Moelleux al cioccolato (2 di 3)

Sorseggi il passito mentre l'altro bicchiere, colmo, se ne sta di fronte a una sedia vuota: la tua compagna si è scusata e, nell'attesa del dessert, ha approfittato per andare a rinfrescarsi alla toilette. Intanto guardi fuori dalla vetrata del wine bar, una magnolia solitaria sembra bucare il pavimento in porfido della piccola piazza. Quando fiorirà, segnando la fine di un inverno che non è mai realmente arrivato, tutto intorno ci saranno tavolini e sedie e gente che mangia, beve, ride, ma per ora la piazza è deserta, spazzata dal vento insolitamente caldo.
Annoiato, porgi l'orecchio alle chiacchiere che si levano all'interno del locale: in particolare, la tua attenzione va a una donna, accompagnata da un paio di amici, in piedi vicino al registratore di cassa, in attesa di pagare il conto. Parla a voce troppo alta, prende per il braccio i propri ascoltatori ogni volta che crede di dire qualcosa di importante. Come adesso:
"A un primo appuntamento, una ragazza non ci deve mai stare."
Ride quando nota che stai seguendo il suo discorso.
"Anche lui è interessato!", ti indica.
"Sì, ma non ho capito bene..." rispondi. "Perché una ragazza non ci dovrebbe stare al primo appuntamento?"
E' abbastanza brilla, non risponde alla tua domanda, ma dice rivolta a te:
"Non dobbiamo starci anche quando vorremmo davvero. E non sai quanto ci dispiace aspettare il secondo appuntamento."
Cosmopolitan e altre riviste femminili sono piene di cazzate del genere. Diktat dati da redattrici che ai tempi del liceo amavano Leopardi perché nessuno amava loro. Però vuoi darle un po' di ragione:
"Beh sì, effettivamente è bello non forzare le cose, passare una serata piacevole senza che si vada a letto a tutti i costi..."
"Eh no!" ti ammonisce agitando l'indice. "E' davvero irrispettoso non provarci al primo appuntamento."
Ha detto proprio irrispettoso.
"Dovrei provarci anche se so che una come te, una che non ci sta, la prima sera?!"
"Soprattutto in quel caso!"